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GENGIS KHAN

(Cingiz Qan, Temujin, 1155? - 1227). Fondatore dell'impero mongolo. Figlio di Yesugei, capo dei mongoli kiyat, sposò la figlia di Toghrul, khan della tribù turco-mongola dei kerait di cui divenne vassallo e per il quale assunse la guida dell'esercito, sottomettendo numerose tribù. Liberatosi dalla dipendenza verso Toghrul, nel 1203 divenne signore dei kerait e l'anno dopo sconfisse i tartari naimani. Una dieta panmongolica (kuriltay) lo proclamò nel 1206 Gran khan dei mongoli col nome di Gengis Khan (khan oceanico, o universale) con l'adesione di numerosi clan e popolazioni turche e mongole che ne accrebbero l'autorità e i domini. Nel 1221 avviò quindi la realizzazione del grande progetto di conquista della Cina. Conquistata, dopo un lungo assedio, Pechino nel 1215 lasciò l'impresa (portata a termine solo da Kubilai Khan nel 1279) ai luogotenenti e si rivolse verso l'occidente. Concentrato nel 1219 il suo esercito sull'alto corso dell'Irtys, in breve tempo prese Bukhara, Samarcanda e numerose altre importanti città e portò a termine la conquista dell'intero Iran orientale, del Khorasan e dell'Afghanistan. Dopo aver sconfitto anche l'avversario più tenace, lo shâh del Khorezm si ritirò verso oriente lasciando ai due suoi generali, Jebe e Subotai, la prosecuzione delle operazioni verso occidente. Questi si spinsero verso la Russia meridionale, vincendo ogni resistenza e sconfiggendo sul fiume Kalka, nel 1223, la federazione dei principi russi, per poi ricongiungersi, passando a nord del Caspio e dopo aver devastato la Crimea e i territori degli Urali, con Gengis Khan. Egli però morì improvvisamente nel 1227, quando si accingeva a terminare la conquista dell'impero cinese. Spesso dipinto dalle fonti letterarie come esempio di crudeltà e di forza devastatrice, Gengis Khan mostrò in realtà una notevole abilità politica, conferendo unità e stabilità a un'organismo statuale gigantesco ed eterogeneo, riconoscendo il valore della civiltà delle popolazioni vinte (e utilizzandone molti elementi nell'ambito del governo), mostrando un atteggiamento tollerante verso le diverse convinzioni religiose e aprendo la possibilità, attraverso la pax mongolica instaurata nel suo impero, di una fertile comunicazione tra civiltà d'oriente e d'occidente.

R. Minuti



B.Y. Vladimirtsov, Gengis-Khan, Parigi 1948; R. Grousset, Le conquérant du monde (Vie de Gensis-Khan), Albin Michel, Parigi 1944; R. Grousset, L'empire des steppes, Payot, Parigi 1939.